La fine

La fine

Solchi d’ambra segnano il tempo speso in inutili sequenze di errori e macchiano la pelle con il fuoco dell’inferno. Quanto poco sarebbe bastato per evitare l’aridità di un terreno che nulla chiedeva?

Gli incubi sono stati assemblati con tenacia e pazienza, divenendo reali, parte di un quotidiano che perdeva lustro e splendore a ogni sorgere di luna piena. Ed erano gemiti che sorgevano dalle tombe, aloni di spiriti domati e resi schiavi del giornaliero perdersi. Erano le urla dell’incomprensione, quelle che sostituivano i sussurri d’amore. Il lento corrompersi ha portato alla distruzione.

Ho visto le mura sgretolarsi sotto l’accidia, crollando sotto quelle miserevoli accuse mosse per coprire le colpe. Ho visto svanire al sole i sogni, ricoperti dalle ombre della mancata ragione. Sono diventata niente nel giro di poco, prostrandomi all’indifferenza e rinunciando a tutto ciò per cui così duramente ho lottato.

Ma ancora non è bastato. Dopo la distruzione è subentrato il silenzio. Quel silenzio fatto di ironia e sarcasmo, di cattiveria e vendetta.

Me ne sono andata. Ho girato le spalle al nulla tentando di ritrovare me stessa, il mio modo di essere e di vivere. E ancora sono stata condannata per questo. L’egoismo è diventato la mia bandiera, il vessillo sotto il quale hai posto il mio operato pensando di averne diritto.

Hai aperto le porte a Cerbero per venire a stanarmi, senza comprendere che elargivi fiele al cane infernale per ricompensarlo dei morsi inflitti. Sarebbe bastato poco, ma poco è ciò che è rimasto.

Sarebbe bastato davvero poco, ma ho avuto bisogno di molto per comprendere il reale.

© 2015 di Irma Panova Maino

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