Pulizie di primavera

Pulizie di primavera

Quante cose si accumulano negli sgabuzzini dei nostri cuori. Quante cianfrusaglie, scatoloni,   oggetti inutili e rimasugli di una vita passata, forse nemmeno goduta.

Cose accantonate, per poi essere dimenticate negli angoli bui, ricoperte di polvere e ragnatele, lasciate languire con la speranza che, prima o poi, torneranno utili. Forse mai.

Tuttavia, nel momento stesso in cui vengono riposte nello sgabuzzino, pensando che forse potrebbero servire ancora, solitamente non accade mai che tornino di nuovo in uso, mai che da quello sgabuzzino rivedano la luce.
Nei ripostigli della nostra coscienza, oggetti strani e deformi trovano il loro posto, accatastati gli uni sugli altri, come in un puzzle in cui manca in realtà uno schema, una foto o un disegno che aiuti a ricomporre l’immagine originale.

Pensieri che, con la loro corposità, rendono pesante l’esistenza, a volte persino sgradevole, ma che non si possono semplicemente gettare via perché fanno comunque parte di un nostro bagaglio, della nostra esperienza. Per quanto siano state tante le volte in cui la tentazione di liberarsene, abbia quasi prevalso sul bisogno compulsivo di rimanere aggrappati al passato, temendo la direzione presa dai nostri pensieri, la necessità di mantenere sotto i piedi un terreno solido e sicuro, ci ha costretti a mantenere intatto quel ripostiglio, a non disfarci nemmeno di un chiodo. Punte aguzze, di ferro arrugginito, che ci mantengono inchiodati alla nostra croce, alla realtà fatta di spuntoni che rendono il cammino periglioso.

Nei nostri sgabuzzini bui le cose si accumulano, arrivano fino al soffitto, rischiando di tracimare da quella porta che le tiene strettamente chiuse e al sicuro. Al sicuro per noi e per chiunque ci stia intorno.

Sono ricordi che sfumano nella nostra vita, tornando ad avvolgersi intorno a essa, come se non si volessero separare dalla materia, dal cuore e dall’anima.

Tuttavia arriva il giorno in cui ogni remora decade, ogni affetto verso quel cumulo di cianfrusaglie si perde nel concreto della realtà e si sente l’esigenza di liberarsi da un peso, di fare spazio, di cercare nuovi volumi da poter riempire con quello che si sta vivendo. E quel giorno il ripostiglio viene aperto e svuotato brutalmente.

Ecco che, man mano che i ricordi passano fra le dita, finendo senza alcuna difficoltà nel sacco dell’immondizia, ci chiediamo perché abbiamo conservato tutte quelle cose inutili, perché le abbiamo tenute per tutto quel tempo, occupando uno spazio che avrebbe potuto essere utilizzato per altro. In quel giorno, in cui ci coglie la smania di liberarci delle cose vecchie, ecco che il sollievo torna a rinfrancarci, aprendoci quella porta verso un futuro che, per quanto ignoto, non sembra più così terrificante.

Osserviamo, quasi con un ultimo commiato affettuoso, tutto ciò che ci ha accompagnato nelle altre nostre fasi della vita, provando un lieve rimorso per quel sentimento corroborante che fa sospirare dal sollievo, rendendoci persino ingrati.

Cos’è questa? Una vecchia foto di come eravamo? E questo? Il sasso raccolto sul greto del fiume che ci ha travolti? Oh… guarda dov’era finita quella vecchia maglietta, tanto stretta che… ma basta! Via! Buttare via tutto!

Non servono a niente, se non a riesumare vecchi episodi, remote esperienze, antichi amori, tutte cose che la memoria non ha più voglia di trattenere, non ha più voglia di elaborare, non ha più voglia di tenere chiuse in quello sgabuzzino.

L’anima ha bisogno di sentirsi libera, più leggera, in grado di spiccare quel balzo che la porterà in alto, nello spazio infinito, fuori dai confini e dalle catene. Ha bisogno di luce e di ossigeno, di poter sognare e sperare ancora.

Il tempo non è ancora finito, non è giunto il momento per riporre le armi e smettere di anelare a un futuro migliore, più pieno, più soddisfacente; al contrario, è arrivato l’attimo in cui dispiegare le ali, in cui scrollarsi di dosso le ceneri e svuotare quel maledetto ripostiglio, per dare modo ai nuovi ricordi di avere un proprio posto, in cui insidiarsi nella mente.

© 2015 di Irma Panova Maino

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