L’immagine

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Se non avessi trovato quella superficie in cui specchiarmi, forse avrei seriamente dubitato di esistere.
Mi aggiro per casa sentendomi quasi un fantasma, avendo quella folle sensazione di dislocamento in cui il corpo rimane in un posto e lo spirito se ne va in un altro.

Avete presente quei film in cui il protagonista si vede disteso sopra una barella, mentre la gente si affolla intorno a quel corpo inerte, pensando che sia ormai spacciato? Quel fluttuare dall’alto, riuscendo a vedere particolari del proprio essere che diversamente sarebbe impossibile riuscire a scorgere?

Bene, mi sento esattamente nello stesso modo. Respiro, soffro, piango… quindi esisto, tuttavia è come se non ci fossi, come se fossi trasparente e la mia essenza fosse talmente inconsistente da non essere afferrabile. Le persone intorno a me si muovono, parlano, gesticolano, discutono animatamente, ma io rimango in disparte, emarginata dal resto, come se in realtà non stessi occupando una sedia o uno spazio qualunque.

Allora perché? Perché combatto da una vita per quel posto che pensavo mi spettasse e invece continua a sfuggirmi? Perché continuo a sentirmi come un’estranea in posti in cui, teoricamente, dovrei appartenere?

Mi muovo, cammino, sposto oggetti e faccio tutto quanto è necessario affinché qualcuno si accorga che ci sono, che ho bisogno anch’io, che passo anch’io attraverso gli inferni per trovare un pezzetto di paradiso, ma pare tutto inutile, tutto così vano che non ha davvero più senso continuare a insistere.

E allora mi siedo nel mio angolo, osservando il mondo che mi passa intorno, senza avere nemmeno più la voglia di allungare una mano per afferrarlo, per ghermirne almeno un pezzo, per farlo mio. E il mio timore è quello di scoprire che anche se mi tornasse la voglia di provare, forse non sarei più in grado di afferrare nulla, forse passerei attraverso gli oggetti senza più riuscire a toccarli.

Allora mi ritraggo, sempre più nel profondo delle ombre, rendendomi conto di come la mia consistenza svanisca nel tempo.

Ogni giorno passo davanti allo specchio e ogni giorno vedo la mia immagine sparire, perdersi e confondersi nel gioco di ombre.

Arriverà il giorno in cui, passando davanti, nulla si specchierà più.

© 2015 di Irma Panova Maino

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