Il gioco del demone

Dopo le peripezie scaturite dalla stesura di Scintilla Vitale sono passata al secondo capitolo: Il gioco del demone. Ebbene, dopo aver abbandonato il povero Devlin, mentre svaniva verso l’orizzonte di un’alba degna di un classico viale del tramonto, mi sono chiesta che cosa avrebbe potuto scuotere la granitica mascolinità di un alfa dominante come lui. Cosa avrebbe potuto rendergli la vita veramente difficile e che cosa avrebbe potuto far crollare tutte le sue convinzioni e la sua, apparentemente pacata, serenità. In fin dei conti, in Scintilla Vitale Devlin aveva dato dimostrazione di un sangue freddo notevole e di un aplomb degno di un baronetto inglese. Sempre perfetto, sempre pronto a dare la risposta giusta al momento giusto e ad avere il giusto atteggiamento per ogni occasione. Insomma, Mister Perfettino. Anche un po’ spocchiosetto direi, sicuramente troppo “perfetto”. Dunque era decisamente necessario scuoterlo. Per questo motivo è stata creata Angmar ed è nato Il gioco del demone. Un demone, ma non un semplice demone, bensì un demone Incantatore e, come se non bastasse, un demone Incantatore appartenente alla rara stirpe di Giano. Ovvero un essere in grado di trasformare il proprio aspetto a piacere, assumendo non solo altre sembianze femminili ma anche maschili. Da questo si chiarisce il fattore Giano Bifronte, ovvero una divinità con due volti. Quando mi è venuta questa bella pensata ho gongolato, crogiolandomi all’idea di quanti insulti mi avrebbe tirato dietro il tapino Devlin. E me ne ha tirati davvero tanti!

“Argh! Cagrgbrgegodfodgn! E che cazfwwtwonogregero!”

Non traduco per ovvi motivi, poiché non sarebbe consono riempire di parolacce il povero lettore, ma le espressioni colorite che mi ha rivolto potevano rivaleggiare con quelle espresse nei peggiori bar di Caracas e nelle più sordide bettole presenti nei pressi del porto di Genova. Diciamo solo che Devlin mi ha perdonata quasi alla fine del libro, lasciandomi per tutto il tempo con il fiato sospeso e senza avere alcuna certezza del fatto che sarebbe riuscito ad accettare la duplice natura di Angmar. E la poverina, lasciatemelo dire, ha faticato parecchio per non perdere la pazienza con lui! Ah… l’amore… quanti compromessi rende fattibili e quante “se” e “forse” traduce in realtà. Dunque, mentre sullo sfondo della trama il Mondo Parallelo inizia ad agitarsi a causa di eventi che presagiscono conseguenze terribili, i nostri due protagonisti combattono una guerra del tutto personale che avrà il potere o di avvicinarli definitivamente, o di allontanarli inesorabilmente.

Angmar

Nome: Angmar.
Genere: demone Incantatore appartenente alla stirpe di Giano.
Anni: troppi.
Occhi: viola, rossi… e altro ancora.
Capelli: corti, lunghi, multicolor… è un demone mutaforma.
Altezza: 1.75
Attività: prima lavorava nel settore raccolta informazioni per il Direttivo, in poche parole faceva la spia. Poi, dopo vari “incidenti” (e morti poco accidentali), è stata scelta per diventare la nuova collega di Devlin.
Segni particolari: nella sua forma originale diventa ingovernabile.
Altro: I suoi molteplici aspetti, sia fisici che psicologici, creano non poche difficoltà a Devlin.

Devlin

Nome: Devlin.
Genere: licantropo.
Anni: circa settecento.
Occhi: color cioccolato.
Capelli: castani.
Altezza: 1.90
Attività: Sterminatore del Direttivo unito in coppia con Devlin, attraverso un giuramento di sangue, e poi con Angmar.
Segni particolari: una voce con un timbro alla Barry White.
Altro: è un licantropo Alfa ma ha rinunciato al diritto di avere un Branco proprio per lavorare con Reese, al quale è molto legato. Attende ormai con impazienza la comparsa dell’Unica, l’unica femmina che può legarlo per il resto della vita.

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2 Replies to “Il gioco del demone”

  1. Quest libro mi ha fatto fare le 2 di notte senza rendermene conto e con tre figlie l’ho pagata il giorno dopo ma ne è valsa la pena,pensavo che essendo il secondo fosse meno avvincente…….che errore!Mi piace il fatto che nonostante quanto si possa combattere, a causa dei pregiudizzi,alla fine l’amore vince sempre .

    1. Vince e piega i caratteri rimodellandoli. Nella vita reale non sempre è così, ma è bello poterlo almeno sognare nei libri!

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