Il peccato di Rennahel è un Urban fantasy a tutti gli effetti e le tematiche proposte (come ad esempio il razzismo), per quanto siano espresse da personaggi irreali, sono più che mai attuali e concrete. Anche in questo caso il tutto è partito dall’immaginazione che si è scatenata alla vista di un determinato individuo, anche se, nel corso della storia, è stato sostituito da un altro (tutta colpa di Tolkien… di nuovo!). Inizialmente il buon Lucius Malfoy ha fornito la chiave per arrivare a Rennahel e al suo algido aspetto, nonché alla sua spocchia radicata. Quell’atteggiamento di chi si è appena ingoiato il manico di una scopa è andato però a infrangersi contro la selvatica e imprevedibile natura di Siria, vittima inconsapevole di un fato piuttosto bizzarro.
L’ambientazione un po’ claustrofobica di tutto il libro richiama alcune tematiche così care al cinema minimalista, in cui una stanza, cubi e bare diventano le location in cui svolgere tutta una trama. D’altra parte la crisi economica non poteva non toccare anche questo settore.
Francamente questo genere di pellicole non mi sono mai piaciute un gran che: i confini d’azione limitati, il fatto che tutto ruoti intorno alla presunta bravura di un solo attore e una regia di solito zoppicante hanno sempre portato la sottoscritta a dei sonori sbadigli rivelatori. Tuttavia, devo ammettere che racchiudere Siria e Ren in un appartamento e sconvolgere le loro esistenze fino all’inverosimile mi ha piuttosto divertito.
Forse sono io che sono anche un po’ sadica… e probabilmente è vero, soprattutto considerando le trame dei libri che poi seguiranno…