Cioccolata

Cioccolata

Il marrone non è un colore normalmente amato e non è nemmeno nella top ten di quelli nominati e preferiti da chiunque. La maggior parte delle persone sceglie i rossi, i neri, i bianchi; i più fantasiosi i blu e i gialli… questi ultimi forse perché facilmente abbinabili al mare e al sole; mentre quelli più folli spaziano dal rosa al viola, passando attraverso il verde… ma il marrone?

Suvvia, chi avrebbe il coraggio di pensare al marrone, come alla tinta preferita? Persino il grigio, che racchiude in sé tutto il tedioso piattume immaginabile, riuscirebbe a suscitare prose romantiche ispirate alla nebbia, forse persino allo smog. Ma il marrone?

La domanda si ripete, una nenia che raccoglie i pensieri intorno alle varie sfumature, veleggiando fra il beige, il kaki… per arrivare alle tinte forti, cariche di pigmento. Un beige coloniale, un abbinamento che fa correre i pensieri verso distese aride e desolate del bush, frammezzate da baobab maestosi, i quali svettano indomiti in mezzo a una natura che non da tregua e non permette errori. Oppure quel color mattone che racchiude punteggiature di sfumature rossastre, le quali ricordano abitazioni rustiche con tanto di gerani colorati e pendenti fuori dai balconi e mucche stupidamente violacee che pascolano su prati immacolati e intonsi.

E nonostante questo, nonostante le innumerevoli possibilità, marrone verrebbe associato a qualcosa di sgradevole, qualcosa che, nella nostra mente, appartiene alla zona degli scarti, dei rifiuti, dell’immondizia umana.
Provateci, dite marrone e poi provate a negare che non stavate pensando a quello… a un bel mucchietto arrotolato e fumante… denso quanto basta per non dover ricorrere al medico, con tanto di moschini ronzanti e fastidiosi intorno. Se dite di no, state mentendo spudoratamente. L’immagine è lì… ai confini della memoria, pronta a prendere il sopravvento su qualsiasi altro pensiero.

Marrone… marrone… marrone… iniziate a sentirne anche l’odore? Magari se insisto ancora un po’…

Tuttavia, per passare dalle stalle (e lì di marrone ce n’è in abbondanza), alle stelle, ecco che vi sono altri soggetti, altre sfumature che portano in altre direzioni. Ad esempio verso la cioccolata. Calda… fumante… densa… ALT!
La stessa descrizione diventa quasi inquietante, non trovate? Due soggetti così diametralmente opposti, ma che hanno consistenze descrittive similari. Non può essere solo un caso.

Dunque? Che insegnamento trarne alla fine? Che anche se è cioccolata quella che stiamo introiettando, assaporandola con gusto sul palato, sempre in cacca è destinata a finire?

La metafora della vita credo che si possa leggere nel sottile messaggio che si deduce da un’attenta valutazione: dal momento che tutto finisce in merda, tanto vale goderselo fin dall’inizio.

© 2015 di Irma Panova Maino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

due + uno =

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.