Dietro alle palpebre chiuse

Dedicato a Lu Paer e al suo costante impegno

Sono con te, fra le spighe dorate di quei campi soleggiati in cui anche l’aria ha l’odore del sole. Corriamo insieme, fianco a fianco e io ti sento ridere, spensierato.

Ed è felicità, quella sensazione che mi giunge sulla pelle, che mi fa dilatare le narici per cogliere ogni possibile sentore, ogni sfumatura di quella natura che generosamente spande il proprio dono odoroso nell’etere. L’odore fruttato dei meli e dei noccioli, quello fresco dell’erba, le fragranze colme di miele delle fresie e quello speziato dei gladioli… e, infine, quello tipico della lavanda, che mi ricorda tanto casa.

La nostra tana, il nostro angolo vissuto sul divano alla sera, guardando insulsi programmi in quella scatola che tu chiami televisione e di cui a me non importa niente. Ciò che realmente conta è stare con te. Accoccolato vicino al tuo corpo caldo e rassicurante, protetto dalla tua ombra. Ciò che conta è il suono della tua voce, la pressione delle tue mani, la dolcezza del tuo alito. Ciò che conta è sentire le tue sensazioni, capire che mi vuoi vicino, che ti rendo quella gioia che mi doni tutti i giorni. Ciò che conta è aprire gli occhi e saperti in giro per casa, alzarmi e trovarti in cucina mentre prepari la colazione per entrambi e ritrovarti ogni sera quando, tornando a casa, mi chiami da dietro la porta per essere certo che sono pronto ad accoglierti…

Non desidero null’altro che questo. Non voglio quell’improvvisa presenza fra noi, invadente e avversa.

Adesso ho paura, ho freddo, mi sento perso e inutile. Solo, come se non potessi più fare conto su di te, come se non fossero mai esisti i giorni passati insieme.

Sai cosa vorrei ora? Vorrei poter continuare a vivere e morire con te accanto, con il sentore della tua presenza nell’aria che mi circonda. Vorrei quel divano logoro e quelle quattro mura rassicuranti in cui è esisto il mio tempo. Vorrei una carezza ancora, anche solo un tocco leggero per confortarmi.

Ed è questo il sogno che continuo a scorgere in questa notte d’estate, dietro alle palpebre chiuse mentre, con il muso fra le zampe, mi chiedo perché mi hai legato qui, in questo posto estraneo colmo di quel rumore che ti ha portato via.

© 2015 di Irma Panova Maino

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Dietro alle palpebre chiuse

Dedicato a Lu Paer e al suo costante impegnoDietro alle palpebre

Sono con te, fra le spighe dorate di quei campi soleggiati in cui anche l’aria ha l’odore del sole. Corriamo insieme, fianco a fianco e io ti sento ridere, spensierato.

Ed è felicità, quella sensazione che mi giunge sulla pelle, che mi fa dilatare le narici per cogliere ogni possibile sentore, ogni sfumatura di quella natura che generosamente spande il proprio dono odoroso nell’etere. L’odore fruttato dei meli e dei noccioli, quello fresco dell’erba, le fragranze colme di miele delle fresie e quello speziato dei gladioli… e, infine, quello tipico della lavanda, che mi ricorda tanto casa.

La nostra tana, il nostro angolo vissuto sul divano alla sera, guardando insulsi programmi in quella scatola che tu chiami televisione e di cui a me non importa niente. Ciò che realmente conta è stare con te. Accoccolato vicino al tuo corpo caldo e rassicurante, protetto dalla tua ombra. Ciò che conta è il suono della tua voce, la pressione delle tue mani, la dolcezza del tuo alito. Ciò che conta è sentire le tue sensazioni, capire che mi vuoi vicino, che ti rendo quella gioia che mi doni tutti i giorni. Ciò che conta è aprire gli occhi e saperti in giro per casa, alzarmi e trovarti in cucina mentre prepari la colazione per entrambi e ritrovarti ogni sera quando, tornando a casa, mi chiami da dietro la porta per essere certo che sono pronto ad accoglierti…

Non desidero null’altro che questo. Non voglio quell’improvvisa presenza fra noi, invadente e avversa.

Adesso ho paura, ho freddo, mi sento perso e inutile. Solo, come se non potessi più fare conto su di te, come se non fossero mai esisti i giorni passati insieme.

Sai cosa vorrei ora? Vorrei poter continuare a vivere e morire con te accanto, con il sentore della tua presenza nell’aria che mi circonda. Vorrei quel divano logoro e quelle quattro mura rassicuranti in cui è esisto il mio tempo. Vorrei una carezza ancora, anche solo un tocco leggero per confortarmi.

Ed è questo il sogno che continuo a scorgere in questa notte d’estate, dietro alle palpebre chiuse mentre, con il muso fra le zampe, mi chiedo perché mi hai legato qui, in questo posto estraneo colmo di quel rumore che ti ha portato via.

© 2015 di Irma Panova Maino

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