Una luce brilla

“Guarda! Là! Brilla ancora!” Vassili si rivolse a Max indicandogli un puntino molto lontano che, quasi per miracolo, si poteva scorgere dall’oblò. L’altro uomo fluttuò verso il collega, cercando di non andare a sbattere contro le paratie imbottite della navicella.

Per qualche istante strizzò gli occhi, sentendo la delusione montargli dentro, poi, non appena ebbe finalmente inquadrato la zona che ancora gli indicava l’amico, finalmente riuscì a scorgere quella capocchia luminosa che da quasi due giorni continuavano a vedere. Nessuno di loro sapeva che diavolo era accaduto sulla terra, nemmeno le altre navette orbitanti, intorno al globo, avevano ricevuto notizie ed erano ormai più di sei mesi che si ritrovavano nello spazio, senza avere alcun ragguaglio. Il silenzio era stato improvviso e totale.

Le comunicazioni si erano interrotte e si erano ritrovati abbandonati nello spazio, senza avere la più pallida idea di cosa sarebbe stato di loro. E la terra, punto di riferimento, sempre illuminata da miriadi di luci, era apparsa buia e desolata.

Diverse aree si erano spente all’improvviso, come se una mano gigantesca avesse tolto un’enorme spina da un’altrettanto enorme presa e tutto era piombato nel buio e nel silenzio. Alcuni luoghi erano rimasti accesi per le 24 ore successive, ma poi nessuna luce si era più riaccesa. Ed ora eccola, quella tenue luminescenza che pareva splendere in mezzo alle tenebre, lontana e remota, eppure così ricca di speranza.

Vassili e Max erano sopravvissuti solo grazie alle rispettive volontà, caparbi e incredibilmente attaccati alla vita, non si erano lasciati sopraffare dal senso di claustrofobia che aveva colpito gli altri due membri della navicella spaziale. Sarah e Pierre, un giorno, senza avvisare nessuno, erano semplicemente usciti per quella che sarebbe stata una passeggiata eterna.

Max aveva cercato di convincerli a non staccare i cavi di sicurezza che li tenevano ancorati, ma non era stato ascoltato e quando Vassili si era ripreso dallo shock, non era restato loro altro da fare che cercare di organizzare uno stato di emergenza, conteggiando i viveri, l’acqua e le fonti di energia. Se dalla terra nessuno era più in grado di rispondere o di interagire con loro… chissà quanto tempo avrebbero dovuto passare lassù, nello spazio, in attesa.

Ma quella luce, quel puntino luminoso, che proprio alla vigilia di Natale aveva preso a brillare, dava a loro qualche speranza. Forse non tutto era perduto.

* * *

“Non fare spegnere il falò! Guai a te!”
“No mamma…”
“E gira bene la nonna, che deve cuocere a puntino!”

© 2015 di Irma Panova Maino

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Una luce brilla

Una luce brilla“Guarda! Là! Brilla ancora!” Vassili si rivolse a Max indicandogli un puntino molto lontano che, quasi per miracolo, si poteva scorgere dall’oblò. L’altro uomo fluttuò verso il collega, cercando di non andare a sbattere contro le paratie imbottite della navicella.

Per qualche istante strizzò gli occhi, sentendo la delusione montargli dentro, poi, non appena ebbe finalmente inquadrato la zona che ancora gli indicava l’amico, finalmente riuscì a scorgere quella capocchia luminosa che da quasi due giorni continuavano a vedere. Nessuno di loro sapeva che diavolo era accaduto sulla terra, nemmeno le altre navette orbitanti, intorno al globo, avevano ricevuto notizie ed erano ormai più di sei mesi che si ritrovavano nello spazio, senza avere alcun ragguaglio. Il silenzio era stato improvviso e totale.

Le comunicazioni si erano interrotte e si erano ritrovati abbandonati nello spazio, senza avere la più pallida idea di cosa sarebbe stato di loro. E la terra, punto di riferimento, sempre illuminata da miriadi di luci, era apparsa buia e desolata.

Diverse aree si erano spente all’improvviso, come se una mano gigantesca avesse tolto un’enorme spina da un’altrettanto enorme presa e tutto era piombato nel buio e nel silenzio. Alcuni luoghi erano rimasti accesi per le 24 ore successive, ma poi nessuna luce si era più riaccesa. Ed ora eccola, quella tenue luminescenza che pareva splendere in mezzo alle tenebre, lontana e remota, eppure così ricca di speranza.

Vassili e Max erano sopravvissuti solo grazie alle rispettive volontà, caparbi e incredibilmente attaccati alla vita, non si erano lasciati sopraffare dal senso di claustrofobia che aveva colpito gli altri due membri della navicella spaziale. Sarah e Pierre, un giorno, senza avvisare nessuno, erano semplicemente usciti per quella che sarebbe stata una passeggiata eterna.

Max aveva cercato di convincerli a non staccare i cavi di sicurezza che li tenevano ancorati, ma non era stato ascoltato e quando Vassili si era ripreso dallo shock, non era restato loro altro da fare che cercare di organizzare uno stato di emergenza, conteggiando i viveri, l’acqua e le fonti di energia. Se dalla terra nessuno era più in grado di rispondere o di interagire con loro… chissà quanto tempo avrebbero dovuto passare lassù, nello spazio, in attesa.

Ma quella luce, quel puntino luminoso, che proprio alla vigilia di Natale aveva preso a brillare, dava a loro qualche speranza. Forse non tutto era perduto.

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“Non fare spegnere il falò! Guai a te!”
“No mamma…”
“E gira bene la nonna, che deve cuocere a puntino!”

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