Voglio andare all’inferno

Voglio andare all’inferno non è un libro facile. Non lo è stato scriverlo e potrebbe non esserlo leggerlo. 

Provate a immaginare cosa voglia dire cercare di immedesimarsi in qualcuno a cui piace seviziare e uccidere un altro essere umano; cosa posso significare tentare di mettere insieme un comportamento che sia logico, per quanto deviato, e dare corpo a un personaggio così poco amabile. Perché diciamocelo, Kam è tutto meno che simpatico e, francamente, ci sono stati momenti in cui lo avrei preso a calci negli stinchi anch’io.

Si può simpatizzare per Kam?

Di solito un autore tende ad amare i propri personaggi, li vizia, li coccola, li fa apparire sempre nella prospettiva migliore. Cerca di farli diventare degli eroi, sono quelli “buoni”, quelli che salvano la fanciulla intrappolata… non che l’ammazzano senza ritegno tutti i santi giorni. Perché è questo quello che fa il nostro Kam: uccide la sua Sirianna quotidianamente.

Dunque, com’è possibile cercare di simpatizzare con un essere simile? E in quale modo si può dare un’attenuante a ciò che fa, creando una situazione che possa poi giustificare tutto?

Come è nata l’idea

A essere onesta non so nemmeno da dove mi sia saltata fuori questa idea… questa volta Tolkien&co sono del tutto innocenti. Se ripercorro le varie fasi, alla fine non riesco comunque ad arrivare al bandolo della matassa. Una mattina mi sono svegliata e nella mia testa si è formulato il quesito: cosa accadrebbe se avessimo la certezza di non venire puniti per qualsiasi nefandezza commessa?

Ecco, credo che tutto sia partito da lì, probabilmente ero arrabbiata con qualcuno e avevo passato qualche giorno a pregustare l’idea di poter applicare le più terribili torture sul soggetto in questione. Il bello è che non mi ricordo nemmeno chi fosse il soggetto di tanto feroce accanimento, però sicuramente è stata la molla che ha fatto partire tutto il resto. Ed è venuto fuori Kam, con le sue ossessioni, i suoi desideri innominabili e le sue pulsioni perverse.

Non me ne vogliate… l’ho sempre detto che non sono così buona come sembra…