La maledizione

Frammenti di vetro che spuntano dalle carni come gioielli preziosi, come diamanti che riflettono la tenue luce di un giorno che va spegnendosi, moltiplicando all’infinito le innumerevoli ferite di cui è cosparso il corpo.
Sangue che cola a lenti rivoli dalla carne slabbrata, spezzandosi sui bordi frastagliati, mentre si specchia in quelle superfici lisce che ne accentuano il rossore.

Il dolore diventa profondo per quest’anima fatta a pezzi, per l’essere che fu e che non è più e mai più sarà ciò che era.

Ti dissi allora che avrei messo a nudo la tua essenza, che nessuna maschera ti avrebbe protetto dall’immagine che sarei stata in grado di farti vedere. Ti dissi che era la mia maledizione e che chiunque si fosse attardato a guardare più a fondo nei miei occhi, avrebbe alla fine trovato se stesso e la natura celata dietro alle convenzioni, ai timori, alle incertezze…

Ti dissi che non vi era scampo dal fato, che nulla avrebbe potuto salvarti nel momento stesso in cui avrebbe prevalso l’incoscienza e tu avresti guardato, in cui non avresti potuto resistere e il tuo sguardo si sarebbe incatenato al mio.

Mi hai deriso. Hai detto che volevi osservare che cosa si nascondesse dietro alle mie iridi, che cosa vi fosse nel fondo della mia anima e che volevi comprendere quale fosse la mia reale natura. Non ti mentii allora e non l’ho mai fatto in nessun altro momento. Sul fondo di quelle iridi avresti visto te stesso, non avresti trovato me.

Questa è la mia maledizione, il mio dono oscuro, la capacità di far vedere alle persone ciò che realmente sono, spogliate di tutti i paraventi, i segreti, le facciate precostituite.

Io sono lo specchio. Io sono colei di fronte alla quale ogni menzogna viene svelata, ogni sotterfugio scoperto, ogni artificio distrutto. Io sono la vera immagine dell’IO che si riflette, la reale essenza di chiunque abbia la sfortuna d’imbattersi nei miei occhi. Io sono tutto ciò che ognuno cerca di nascondere nel profondo di sé stesso, sperando di non dover mai fare i conti con esso. Questa è la verità e lo sai. Questo è tutto ciò che posso fare.

Tuttavia non ho chiesto io il sangue e non ho preteso io che l’anima, spogliata di tutto, venisse a morire su questa cornice. Non posso raccontare una storia diversa solo per salvare la pelle di entrambi e non posso fare finta che tutto questo non uccida anche me. Per ognuno che non accetta la verità, io vado in frantumi, mi disintegro nei mille pezzi che poi esplodono ferendo la carne. Finisco in schegge acuminate che incidono e tagliano e creano ferite indelebili, rimanendo impresse nella memoria della pelle.

La verità mi lega a colui che guarda e mi costringe a condividerne il destino, poiché più a fondo guardi e più profondamente sveli il mio arcano e questo destino condiviso crea quel legame che mi porta a condividere il fato. Vorrei poter fare a meno di tutto questo, vorrei non portare un potere simile, non è né divertente né appagante, è solo maledettamente doloroso.

Porto sotto la pelle tutte le ferite di coloro che non hanno saputo resistere, di tutti coloro che hanno voluto vedere, pensando che non potesse essere così tragico specchiarsi, che non potesse essere reale una predisposizione del genere e, come Cassandra, continuo a mettere sull’avviso gli ignari, sapendo bene che non verrò creduta e che nessuno terrà da conto i miei avvertimenti. Nemmeno tu lo hai fatto e adesso se tu cedi, porterai i mille pezzi di me nella tua carne, conficcati profondamente nella tua anima. Se tu cedi, ucciderai anche me.

A te la scelta.

© 2015 di Irma Panova Maino

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Frammenti di vetro che spuntano dalle carni come gioielli preziosi, come diamanti che riflettono la tenue luce di un giorno che va spegnendosi, moltiplicando all’infinito le innumerevoli ferite di cui è cosparso il corpo.
Sangue che cola a lenti rivoli dalla carne slabbrata, spezzandosi sui bordi frastagliati, mentre si specchia in quelle superfici lisce che ne accentuano il rossore.

Il dolore diventa profondo per quest’anima fatta a pezzi, per l’essere che fu e che non è più e mai più sarà ciò che era.

Ti dissi allora che avrei messo a nudo la tua essenza, che nessuna maschera ti avrebbe protetto dall’immagine che sarei stata in grado di farti vedere. Ti dissi che era la mia maledizione e che chiunque si fosse attardato a guardare più a fondo nei miei occhi, avrebbe alla fine trovato se stesso e la natura celata dietro alle convenzioni, ai timori, alle incertezze…

Ti dissi che non vi era scampo dal fato, che nulla avrebbe potuto salvarti nel momento stesso in cui avrebbe prevalso l’incoscienza e tu avresti guardato, in cui non avresti potuto resistere e il tuo sguardo si sarebbe incatenato al mio.

Mi hai deriso. Hai detto che volevi osservare che cosa si nascondesse dietro alle mie iridi, che cosa vi fosse nel fondo della mia anima e che volevi comprendere quale fosse la mia reale natura. Non ti mentii allora e non l’ho mai fatto in nessun altro momento. Sul fondo di quelle iridi avresti visto te stesso, non avresti trovato me.

Questa è la mia maledizione, il mio dono oscuro, la capacità di far vedere alle persone ciò che realmente sono, spogliate di tutti i paraventi, i segreti, le facciate precostituite.

Io sono lo specchio. Io sono colei di fronte alla quale ogni menzogna viene svelata, ogni sotterfugio scoperto, ogni artificio distrutto. Io sono la vera immagine dell’IO che si riflette, la reale essenza di chiunque abbia la sfortuna d’imbattersi nei miei occhi. Io sono tutto ciò che ognuno cerca di nascondere nel profondo di sé stesso, sperando di non dover mai fare i conti con esso. Questa è la verità e lo sai. Questo è tutto ciò che posso fare.

Tuttavia non ho chiesto io il sangue e non ho preteso io che l’anima, spogliata di tutto, venisse a morire su questa cornice. Non posso raccontare una storia diversa solo per salvare la pelle di entrambi e non posso fare finta che tutto questo non uccida anche me. Per ognuno che non accetta la verità, io vado in frantumi, mi disintegro nei mille pezzi che poi esplodono ferendo la carne. Finisco in schegge acuminate che incidono e tagliano e creano ferite indelebili, rimanendo impresse nella memoria della pelle.

La verità mi lega a colui che guarda e mi costringe a condividerne il destino, poiché più a fondo guardi e più profondamente sveli il mio arcano e questo destino condiviso crea quel legame che mi porta a condividere il fato. Vorrei poter fare a meno di tutto questo, vorrei non portare un potere simile, non è né divertente né appagante, è solo maledettamente doloroso.

Porto sotto la pelle tutte le ferite di coloro che non hanno saputo resistere, di tutti coloro che hanno voluto vedere, pensando che non potesse essere così tragico specchiarsi, che non potesse essere reale una predisposizione del genere e, come Cassandra, continuo a mettere sull’avviso gli ignari, sapendo bene che non verrò creduta e che nessuno terrà da conto i miei avvertimenti. Nemmeno tu lo hai fatto e adesso se tu cedi, porterai i mille pezzi di me nella tua carne, conficcati profondamente nella tua anima. Se tu cedi, ucciderai anche me.

A te la scelta.

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