recensione di Letto e Bloggato di Black Arcana

Felicissima di potervi presentare questo nuovo e, spero, interessante appuntamento con la rubrica Letto e Bloggato, lo sono ancora di più nel rassicurare i tanti autori che attendono novità circa la “famigeratapausa presa dalla nostra redazione: tra poco le adesioni saranno riaperte! Quindi, non disperate e abbiate ancora un pò di pazienza 😉 Ma veniamo al sodo…Questa settimana parliamo di “Scintilla Vitale“, scritto dall’esordiente Irma Panova Maino ed edito in formato digitale dalla EEE (Edizioni Esordienti E-Book).

Sul libro:

Carrie, la giovane protagonista, è una prostituta affetta da AIDS che accetta di lavorare per un vampiro, privo di scrupoli e senza cuore, proprio a causa del fatto che non ha più nulla da perdere, finendo per rimanere coinvolta in una girandola di situazioni pericolose, in cui l’unico che può salvarle la pelle è proprio l’unico a cui sembra non importare. In tutto questo s’inserisce la figura del licantropo, il quale, proprio grazie alla propria presenza, finirà per rimescolare le carte in tavola, dando agli altri due protagonisti una nuova prospettiva da cui osservare la vita. Questa non è solo una storia d’amore, è una storia di amicizia, di sacrificio, di avventure e di sentimenti che vengono messi alla prova da situazioni fuori dagli schemi, in cui tutto pare stravolgersi verso un finale sì aspettato, ma non così scontato.

La mia opinione:

Lei è Carrie: spregiudicata, indipendente e con pochi mesi da vivere. Lui è Reese: cinico, sprezzante fino alla villania e vampiro da più di 800 anni. L’altro è Devlin: generoso, ardito e particolarmente peloso con la luna piena. Di sicuro non il solito triangolo ragazza/vampiro/licantropo. Nonostante “Scintilla Vitale” appartenga sicuramente all’ormai un pò usurato genere paranormal romance, i lettori si trovano catapultati, ad apertura libro, in una vicenda concreta, caratterizzata da una forte conflittualità di ordine sociale, sentimentale se non addirittura razziale. Il romanzo pur dando spazio al solito cattivo soprannaturale, diventa, tramite i diversi punti di vista assunti dall’io narrante, ritratto sincero e disincantato di tre solitudini e di un amore difficile fatto di negazione, crudeltà e rinunce, ma comunque esente dalle solite facilonerie lacrimevoli o dai falsamente romantici ammiccamenti tutti “ti vedo- ti voglio- ti amo”. Un libro che regala emozioni inattese grazie ad una narrazione mai scontata e ad un finale che svela, chiarisce, conclude pur lasciando presagire nuovi incontri e nuove storie. Una piacevolissima sorpresa di ottima qualità.

E ora l’intervista con l’autrice:

Innanzitutto che ne diresti di parlarci un po’ di te? È da molto che scrivi? Come hai iniziato? Mi chiamo Irma e nasco a Praga nel lontano 1964. Venire alla luce in una città così antica, ricca di storia, di leggende e di misteri, deve avere in qualche modo segnato la mia esistenza. La mia passione per lo scrivere si è manifestata fin da subito, scrivevo racconti personalizzati per i miei compagni di banco, tuttavia, prima di far scorrere la penna su un foglio, ho amato innanzitutto la lettura. Ho spaziato in tutti generi, anche se, e lo devo ammettere, il rosa non è mai stato fra i miei preferiti. Alle storie lacrimevoli ho preferito le spy-stories, il sapore avventuroso raccontato nei libri di Wilbur Smith e l’horror di Stephen King. Tuttavia il fantasy ha sempre avuto un posto privilegiato. Se alla fine sono tornata alla scrittura, è stato per il fatto che, a parte qualche rara eccezione, non riuscivo a trovare qualcosa che soddisfacesse appieno i miei gusti, così mi sono chiesta, perché non scrivere qualcosa che mi sarebbe piaciuto anche leggere? Storie che avessero un sapore umano pur rimanendo in ambito fantastico, in cui i personaggi potessero mantenere la propria connotazione di mostri, senza dimenticare quel lato umano che un tempo avevano avuto? Inutile dire che, essendo cresciuti i figli, ho avuto decisamente più tempo per potermi dedicare alla mia passione.

Qual è stata la genesi del progetto “Scintilla vitale”? Qual è stato l’input, la situazione o il personaggio che ha dato il via alla creazione del romanzo? Per quanto possa sembrare inverosimile, il tutto nasce intorno alla figura di Carrie e più precisamente all’attrice Keira Knightley, vista nel film Domino. Mi piaceva quella sua aria un po’ emaciata, sofferente, delicata ma al contempo forte. Così è nata Carrie, la mia prostituta affetta da AIDS conclamato, con alle spalle una vita disastrata e delle prospettive praticamente nulle per il futuro. Affiancare un personaggio maschile non era semplice, cosa avrebbe potuto scuotere una donna priva di qualsiasi romanticheria, resa cinica dalle circostanze, ma con una forza d’animo tale, da renderla vitale nonostante le prerogative? La figura del vampiro Reese è stata creata proprio per porre in discussione Carrie, tuttavia, dal momento che non voleva essere una storia prettamente romantica, ho inserito la figura di Devlin, il licantropo, il quale serviva per destabilizzare il tutto e dare quel giusto sapore piccante ed imprevedibile ad una trama altrimenti scontata.

Scintilla vitale è chiaramente un paranormal romance. Cosa ti ha attratto di questo genere? Ti è stato d’aiuto o d’intralcio il fatto che l’urban fantasy con protagonisti licantropi/vampiri stia avendo sempre più spazio nelle proposte editoriali? Ho amato il genere fantasy fin dalla più tenera età, fin da quando sono stata in grado di tenere in mano un libro e comprendere le figure di draghi, principesse e cavalieri. Crescendo il gusto si è orientato verso un genere più adulto, un po più noir, più confacente ad un’età in cui il quotidiano diveniva più concreto. Per molti anni ho ricercato le mie creature sovrannaturali in tutto ciò che l’editoria poteva offrire, ma a parte qualche rara eccezione, come la Rice o come la Hamilton, non vi era nulla, se non i classici, per poter soddisfare un palato famelico come il mio. Tuttavia, il dopo Twilight, personalmente, non mi ha aiutata affatto e non tanto con gli editori, i quali sembrano disposti a pubblicare qualunque cosa in odore di vampiro, quanto piuttosto con il pubblico. Purtroppo lo stereotipo dell’adolescente innamorata del compagno di banco, strano e tenebroso, è ormai talmente tanto trito e ritrito da aver provocato una sorta di onda di rigetto. Molte volte ho a che fare con persone che storcono il naso, ancor prima di aver compreso di che cosa in realtà parla il mio libro, che con Twilight, francamente, ha ben poco a che vedere, se non il triangolo umana-vampiro-licantropo. Tengo a precisare che, visti i contenuti ed un linguaggio piuttosto esplicito, riscontrabile in taluni passaggi, Scintilla Vitale è un libro per adulti.

Vuoi raccontarci qualcosa dei passi che hai dovuto fare per vedere finalmente pubblicato “Scintilla vitale”? In realtà Scintilla Vitale ha avuto una partenza piuttosto fortunata ed immediata. Più o meno tre anni fa contattai un gruppo di lettura appartenente al sito del Rifugio degli Esordienti, sottoponendo un mio testo. Devo ammettere che il mio primo esperimento presentava molteplici pecche, dovute più all’ingenuità dell’entusiasta che ad un lavoro fatto con i dovuti criteri. Tuttavia quell’esperienza mi permise di comprendere in che modo esporre al meglio le mie idee e le feroci critiche che mi vennero fatte allora, assolutamente e totalmente giustificate, ebbero l’effetto di spronarmi verso un miglioramento costruttivo del mio lavoro. Tre anni dopo venni contatta dalla persona con cui avevo comunicato a suo tempo, la quale m’informava della nascita di una piccola casa editrice, preposta alla pubblicazione di scritti selezionati, ma solo in versione ebook. Il progetto mi piacque e mandai Scintilla Vitale per una valutazione. Un mese dopo l’idea divenne realtà.

Confesso di aver sviluppato un’insana passione per i tuoi personaggi. Vividi e così ben caratterizzati da sembrare pronti a balzare fuori dalla pagina. Carrie, prostituta dalla lingua tagliente così forte e vulnerabile allo stesso tempo, Devlin, licantropo premuroso nonché amico fidato e infine Reese vampiro fin troppo ligio al dovere a dai sentimenti quasi blindati…Formano un triangolo sentimentale sicuramente sui generis che si discosta abbastanza dallo stereotipo vampiro scintillante e ragazzina in età scolare un po’ melensa. E’ stata una tua scelta consapevole quella di “rompere” una tradizione ormai consolidata del genere o ti sei limitata a seguire l’ispirazione? Sicuramente seguo la mia ispirazione e cerco comunque di mantenere i miei mostri in quelli che sono dei canoni classici, pur facendoli vivere in un mondo moderno; un vampiro in stile conte Dracula, con accento semi slavo e lungo mantello nero, foderato di seta rossa, oggi come oggi non farebbe paura a nessuno. Al contrario, un essere in grado di confondersi con la massa, in grado di camminarvi accanto in metropolitana, di sedere nella poltrona dietro di voi al cinema, potrebbe sicuramente stuzzicare l’immaginario. Il loro fascino non è tanto dovuto al fatto di essere belli, quanto alle particolarità insite nella propria razza. Il vampiro usa la malia per affascinare la vittima, potrebbe anche essere brutto come il Nosferatu interpretato da Klaus Kinski, ma avrebbe comunque la propria carica erotica. Il licantropo utilizza i propri ormoni animali, ai quali, anche noi “umani”, siamo comunque sensibili. Quindi la bellezza assoluta non è necessaria. Di contro, la mia protagonista è un personaggio atipico, l’anti eroina per eccellenza, ma dotata di una vitalità incontenibile tale, da non poter essere trascurata.

Trovi che ci siano differenze, se si quali, tra il fantasy “nostrano” e quello nord-americano che ha invaso e continua a spopolare, riempiendo i cataloghi delle maggiori case editrici italiane, dopo la “bomba” Twilight? Siamo in grado di sfornare ottimi prodotti, purtroppo poco valorizzati dall’editoria, la quale preferisce puntare su trame già collaudate e nomi già noti. Tuttavia, questa produzione indiscriminata di letture, spesso tradotte in tutta fretta per giungere più velocemente nelle librerie, ha saturato il mercato con cloni e scopiazzature, più o meno degne, dello stesso Twilight. Per assurdo, alcune case editrici mi hanno proposto di pubblicare altri miei lavori con uno pseudonimo più esotico e “straniero”, perché un nome italiano non avrebbe attirato abbastanza pubblico. Non hanno avuto nulla da eccepire sul libro presentato, di cui hanno tessuto le lodi, ma il nome dell’autrice non era adeguato per un buon piano marketing. Inutile riportare la mia risposta. I pochi casi, come ad esempio la Palazzolo, confermano invece che siamo in grado di tenere testa alle grandi produzioni, dando alle nostre trame quel sapore folcloristico, che nulla avrebbe da invidiare con quelle più note d’oltreoceano.

Ognuno ha una sua tecnica particolare per cominciare e sviluppare un romanzo. C’è chi fa una scaletta dettagliata, chi butta giù un’idea e la elabora a mano a mano, c’è chi invece scrive d’istinto. Qual è stato il tuo metodo di lavoro? Hai un rituale che segui nell’approcciarti alla pagina bianca?Quando, in quali momenti, sei solita scrivere? Scrivo preferibilmente di notte, nei momenti in cui tutto si acquieta, i telefoni tacciono, i citofoni smettono di perseguitarmi e tutto il mondo finalmente si spegne. Solitamente parto da un’idea, da qualsiasi cosa che possa aver attratto la mia attenzione: una conversazione casuale, uno slogan pubblicitario, una persona che attraversa la strada… qualunque cosa può scatenare la mia fantasia e quella che io chiamo scherzosamente la mia perversione mentale. La pagina bianca, sullo schermo del mio computer, si riempie improvvisamente di parole ed i miei personaggi prendono vita da soli, scegliendo i dialoghi e le situazioni in cui vogliono vivere. A volte nemmeno io so come la storia andrà avanti e spesso oso dire che accadrà, ciò che loro (le mie creature) vogliono che accada. Tuttavia, per trame più complesse, come quelle che fanno riferimento alla saga che ho scritto, è stato necessario prendere appunti e redarguire, nonché imbrigliare, gli innumerevoli personaggi che costellano la serie, per impedire che la situazione sfuggisse al mio controllo. Se avessi lasciato fare a loro, avrebbero distrutto l’universo conosciuto e avrebbero riempito le pagine con incongruenze di ogni tipo.

Secondo Calvino “scrivere è sempre nascondere qualche cosa in modo che poi venga scoperto.” Cosa vorresti che i lettori scoprissero con la lettura del tuo libro? Le emozioni che da esso possono scaturire. Un mondo in cui i confini tracciati non sempre sono così evidenti e scontati, in cui anche un particolare, all’apparenza insignificante, può in realtà far cambiare il corso del destino. Oltre al fatto che l’amore può avere mille sfumature diverse e può essere vissuto anche senza tutti quei cuoricini lampeggianti che sfavillano solitamente intorno ai personaggi. Scintilla Vitale è un libro che tratta svariati argomenti, ma alla fine è comunque incentrato su un atto di fedeltà e lealtà, che porta i protagonisti a dover compiere delle scelte. E come spesso accade, anche a noi comuni mortali, tali scelte diventano tanto più difficili quando vengono coinvolti i propri valori personali.

Quali generi di libri ti affascinano e quali sono gli autori, sia contemporanei che classici, a cui sei più affezionata e che hanno in qualche modo influenzato il tuo modo di scrivere? Al primo posto pongo Robert Ludlum, il re delle spy-stories, meglio noto per aver scritto Il Ritorno dello Sciacallo e per aver dato vita ad un personaggio come Jason Bourne. Non che il genere sia lo stesso, ma in buona parte cerco di rifarmi al suo stile, al suo complesso schema narrativo, ai suoi intrecci imprevisti e ai suoi finali imprevedibili. Al secondo sicuramente Tolkien, l’unico ed autentico maestro del fantasy. Lungi da me l’idea di potermi paragonare ad un mostro sacro di tale levatura, ma l’amore per il genere è scaturito proprio dai suoi libri. Al terzo la Hamilton, soprattutto per quei primi nove libri che hanno rivoluzionato il genere, prendendo l’eredità della Rice e facendola propria, dando vita ad una struttura sociale dalla quale scaturisce proprio il concetto della urban fantasy moderna. In ultimo, ma non per questo meno importante, Jacqueline Carey e la sua saga incentrata su Phedre. Da lei ho compreso quanto possa diventare poetico anche il passaggio più crudo e terribile, come si possa descrivere un qualcosa di forte senza trascendere nel volgare e senza incappare in luoghi comuni inutili. Una scena di sesso ha una sua giustificazione, se effettivamente ha motivo di esistere e non come riempitivo pruriginoso.

Domanda che ogni lettore si porrà dopo aver letto il tuo libro: avrà un seguito? Avremo occasione di rivedere Carrie, Reese e Devlin, di scoprire qualcosa di più sul misterioso Direttorio e di conoscere meglio la vivace cugina di Devlin, Keyla? Qualche altro progetto di cui ci vuoi parlare? Esistono già quattro libri pronti che porteranno altri protagonisti alla ribalta, partendo proprio dal punto in cui avevamo lasciato i protagonisti di Scintilla Vitale. Molto scopriremo sul Direttorio, i suoi componenti e le sue funzioni, ritroveremo alcuni dei protagonisti del libro precedente ed altri nuovi, che avranno comunque il loro peso. Non dico altro per non incorrere in qualche spoiler che rovinerebbe l’effetto sorpresa. Inoltre sta per uscire un altro libro, questa volta un romanzo singolo, in cui il protagonista è un Signore degli Elfi, altezzoso ed un po’ razzista, che si ritroverà a fare i conti con tutti i propri pregiudizi per aiutare una vampira osteggiata dalla propria razza. In ultimo, sto vagliando le possibilità di poter pubblicare il primo libro di una saga, composta da dieci volumi, il cui titolo è Il Trono del Vampiro, la quale mi ha fatto sudare le fatidiche sette camice. Il progetto saga è sicuramente ambizioso e necessita di un editore adatto, in quanto ogni libro è piuttosto voluminoso e la trama risulta essere intricata e complicata, la saga si basa più su un poliziesco fantasy, piuttosto che su storie in cui viene privilegiato il sentimento. Ovviamente non mancano vampiri, licantropi, demoni e creature di ogni genere, divinità comprese.

E anche per questa settimana è tutto ^__^

Vi lascio con l’incipit del libro che potete trovare QUI, auguro, come al solito, a tutti una Buona Lettura e non perdete il prossimo appuntamento con Letto e Bloggato! 😉

One Reply to “recensione di Letto e Bloggato di Black Arcana”

  1. Semplice, inciso e d’impatto, un racconto piacevole e senza fronzoli con una chiave di lettura scorrevole e adatta sì a un pubblico adulto, ma anche a una platea senza riserve… di nessun tipo. L’autrice mescola abilmente sensazioni umane con necessità primarie rendendole MAGICHE o meglio PARANORMALI, visti i soggetti!

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