La resa degli innocenti: giustizia sarà fatta.

La resa degli innocenti coverIntervista per Iulia Gray

La resa degli innocenti: giustizia sarà fatta.

21 marzo 2014 alle ore 19.45

Spesso, troppo spesso si odono o si leggono quel genere di notizie che vorremmo non fossero vere: quel genere di cronaca nera che si riversa sugli esseri più innocenti e indifesi di questo mondo, i bambini. Assistiamo impotenti allo strazio dei genitori, a quei volti segnati dal dolore e dall’incapacità di prevedere cosa sia successo ai loro piccoli, a quale destino siano andati incontro dopo un’inaspettata scomparsa. Difficile calarsi nei panni di queste persone, anche per dei genitori, se non si sperimenta sulla propria pelle lo stesso strazio e la stessa agonia che spingono un padre e una madre ad attendere incessantemente qualche novità sulla sorte del proprio bambino, o contrariamente ad attivarsi per dare man forte alle autorità. Questo tema così delicato è alla base dell’ultimo romanzo di Irma Panova Maino, ma lasceremo che sia la scrittrice a parlarci di un argomento così complesso e tragico.

Io: Un caloroso saluto alla scrittrice Irma Panova Maino che, ricordiamo, non è una scrittrice esordiente ma ha già al suo attivo alcune produzioni dal 2011. Grazie per aver accettato quest’intervista con Iulia Gray.

Irma Panova Maino: Grazie a te per l’invito e per l’opportunità che offri. Non sono molti i blog che ospitano autori emergenti ed esordienti, nella maggior parte dei casi si preferiscono personaggi già noti.

I: Irma, da quanto ho letto, sei originaria di Praga, una città antica che mescola in sé fascino, cultura e innovazione. Ha inciso molto l’ambiente in cui sei nata nelle tue passioni, in particolar modo nella propensione al fantastico e al soprannaturale?

IPM: Suppongo di sì. Ho sempre avuto una passione naturale per il mondo spirituale, in tutte le sue forme. Il sovrannaturale è arrivato nell’adolescenza… colpa di Tolkien, della Rice e del mio primo approccio con i classici come Stoker o la Shelley.

I: Quindi, possiamo affermare che è nell’adolescenza che si rintracciano le prime avvisaglie di un qualche amore per la letteratura? Leggo che il tuo primo libro, Scintilla Vitale, è stato pubblicato nel 2011; questo è stato il primo tentativo come scrittrice o è una passione da sempre coltivata e che, solo in quell’anno, hai voluto condividere poi con i lettori?

IPM: Partiamo dall’inizio, ovvero dalla mia passione sfegatata per i libri. Una passione che mi porto dentro dalla culla, da quando preferivo l’angolo rigido di una copertina al ciuccio normale… E forse il passaggio da leggere a scrivere è arrivato in modo del tutto automatico. Scrivevo racconti già sui banchi di scuola, alle medie inferiori, intrattenendo le mie compagne con storielle più o meno romantiche. Tuttavia, il romanticismo non è mai stato il mio genere e presto sono passata a racconti horror in cui il sovrannaturale diventava il protagonista assoluto. Crescendo e imparando a comprendere i reali meccanismi di un’epoca adulta, mi sono resa conto che i veri mostri vivono nella porta accanto, in fondo alla via e si possono incontrare ovunque… quindi i miei “mostri” hanno cambiato fisionomia e sono diventati “vittime” del genere umano.

I: Infatti, benché alcuni dei tuoi romanzi, come Il Peccato di Rennahel, trattino di vampiri ed altre creature, offrono lo stesso un interessante scorcio delle tematiche odierne della nostra società, come il razzismo, la difficile accettazione del diverso, un po’ riconducibile al cosiddetto fenomeno “freak”, frequente tanto nella letteratura quanto nel cinema horror o meno. Focalizziamo il punto sul tuo ultimo romanzo, La resa degli innocenti, un libro dalle tematiche molto forti, non è vero?

IPM: L’ultimo romanzo si discosta alquanto dai precedenti e il fattore sovrannaturale pare non comparire affatto, se non alla fine, quando in realtà si scopre che ha fatto da filo conduttore in tutto il romanzo. Non temo lo spoiler perché un lettore attento si rende conto quasi subito di quel “qualcosa”, di sottofondo, che esiste e aleggia fra le pagine. La tematica è forte perché scaturisce dal peggior incubo che ogni genitore teme, ovvero l’idea che uno dei propri figli possa sparire nel nulla, risucchiato in quel niente fatto solo di statistiche aberranti. La mia protagonista vive un’esperienza di questo genere e la sua discesa nell’inferno umano diventa una conseguenza prevedibile contro un destino che le diviene avverso. Il finale è l’unico possibile e lascia le porte aperte al lettore e alle sue considerazioni personali.

I: Infatti, al giorno d’oggi, i timori peggiori di un genitore e le notizie più strazianti che possiamo leggere sui giornali o udire dalla televisione sono la scomparsa dei bambini. Un tema molto delicato, forte e incisivo come un pugno allo stomaco che viene visto, nel tuo romanzo, dagli occhi di una madre che, decisa a non subire passivamente questa agonia, si tramuta in una sorta di giustiziere. Penso che sia una cosa naturale, per qualsiasi genitore, tentar di fare il tutto e per tutto in una situazione del genere, non è così?

IPM: Sicuramente per me lo è. Molto dipende dai caratteri, ovviamente. Tuttavia, sono convinta che un genitore non possa arrendersi passivamente davanti a certi avvenimenti. Poi esistono casi e casi e opportunità che possono verificarsi o meno. Ma, potendo scegliere, credo che cercare giustizia, o vendetta, diventi un’azione naturale.

I: Ecco perché il tuo ultimo romanzo può toccare il cuore di molte persone, genitori o non: qualunque azione criminosa o immonda riversata su un innocente è qualcosa che desta disgusto, amarezza e rabbia. La madre del romanzo può essere considerata un’eroina dei giorni nostri, per nulla dissimile dai guerrieri antichi, ma in balia di un mostro peggiore?

IPM: Per certi versi è sicuramente un’eroina ma non di quelle classiche. Per capirci, non ha nulla a che vedere con Tomb Raider. Piuttosto è una donna ridotta alla disperazione che non ha più nulla da perdere e l’unico suo fine, l’unica cosa che la tiene in vita, è arrivare alla vendetta. Per quanto possa sembrare trasformarsi in una macchina da guerra, in realtà non è nemmeno un navy seal e non ha un addestramento da forze speciali Tutto ciò che fa, nel corso della storia, è quanto chiunque potrebbe fare al suo posto, se mosso dalle giuste motivazioni. Il suo mostro interiore nasce da incubi ben designati, da fattori assolutamente concreti e definiti.

I: Benissimo, passiamo all’ultima domanda: c’è un messaggio particolare che questo romanzo vuole dare ai lettori, in particolar modo a chi vive in questa angosciante condizione? Perché ricordiamo che un trauma del genere non può mai essere superato. Può questa donna essere un esempio a non arrendersi minimamente, anche quando il buon senso e la ragione potrebbero suggerire il contrario?

IPM: Mai arrendersi. Anche quando tutto pare avverso, anche quando non sembra esserci un lieto fine. Ma non solo, non tutta l’umanità è mostruosa, qualcuno raccoglierà sempre una nostra eredità, anche quando non ne saremo consapevoli. La speranza è una fiammella tenue che, anche quando pare spegnersi, in realtà non muore mai. Quindi le esperienze negative servono per evolversi non per arrendersi e rinunciare a vivere.

I: Questo è senz’altro un monito e messaggio davvero intenso e spero sia letto e capito da tutti i lettori che leggeranno le pagine di questo libro. Un sentito grazie a Irma Panova Maino per quest’intervista e un grande in bocca al lupo per il suo ultimo libro, La resa degli innocenti.

IPM: Un sentito grazie a te.

Ricordiamo che la scrittrice è rintracciabile, oltre che su Facebook, sui seguenti link e potete trovare le sue opere in vendita su Amazon.

http://iltronodelvampiro.altervista.org/

http://ilmondodelloscrittore.altervista.org/

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