Incidenti domestici in agguato

Il fatto di restare a casa crea una sorta di apatia mentale che ci porta a diventare disattenti e poco concentrati su quanto stiamo facendo e questa distrazione può diventare persino fatale.

Giorno dopo giorno ci ritroviamo a ripetere gli stessi gesti, creando una sorta di automatismo che porta immancabilmente a non prestare più la dovuta attenzione a quello che stiamo svolgendo. Coltelli, forbici, persino i coperchi delle pentole possono diventare acerrimi nemici e attentare alla nostra sicurezza.

L’incidente domestico ci attende, aspettando pazientemente quell’attimo in cui la nostra attenzione è rivolta altrove, magari al giorno in cui potremo finalmente uscire di casa senza preoccupazioni. Oppure al momento in cui anche i nostri problemi lavorativi ed economici verranno risolti con un decreto miracoloso.

Oggetti ostili

E mentre siamo lì a rimuginare sul nostro futuro incerto, il coperchio della pentola, fissato all’anta del pensile, decide di svolazzarci in testa, colpendoci con la stessa delicatezza di una mazza usata da un troll rabbioso.

La lavatrice ci inghiotte nel momento stesso in cui decidiamo di aprirla anche se non ha ancora svuotato il suo carico di acqua, in barba ai dispositivi di sicurezza.

Oppure ancora, l’unico alimento a cui siamo allergici finisce “casualmente” in una della nostre pietanze, rischiando di farci arrivare al pronto soccorso con la stessa velocità di un asteroide in caduta libera… non quello che è passato sopra le nostre teste e nemmeno si è accorto della nostra esistenza.

Concentrarsi

Dunque il periodo crea anche queste situazioni, piccoli intoppi che avrebbero però potuto trasformarsi in vere tragedie. Tuttavia, forse un santo in paradiso c’è, quello che si occupa dei “casalinghi” forzati e della loro incolumità all’interno delle mura domestiche.

State attenti, mi raccomando e continuate a mantenere la giusta attenzione in quello che fate. Avrà poca importanza una retrocessione del virus e il cessato pericolo se, nel frattempo, avrete lasciato tutte le dita sotto l’affettatrice elettrica.

 

 

Il silenzio dei giovani

Qualcuno ha fatto caso che in questo periodo, in cui tutti hanno da dire su tutto, le voci della popolazione più giovane, e intendo dei ragazzi dai 15 ai 20 anni, si sentono raramente?

Le varie costrizioni, le limitazioni e le difficoltà che hanno scatenato il web, anche a causa del fatto che, stando tutti a casa, la rete è diventata il mezzo di comunicazione più usato, scambiare opinioni, scatenare dibattiti, arrivando persino agli insulti, sono il nostro passatempo preferito. Quello di noi adulti.

E i ragazzi? Quelli che appunto vanno dai 15 ai 20 anni, dove sono? Perché le loro opinioni compaiono in modo così sporadico e raro? Perché non dicono ciò che pensano di quanto sta accadendo?

I maturandi di questo 2020 saranno sicuramente concentrati su quanto li aspetta per riuscire a superare una maturità confusa, poco organizzata e decisamente rivoluzionaria per i metodi applicati, così diversi da quelli a cui siamo stati abituati per generazioni.

Ma gli altri? Quelli che la maturità non la devono affrontare in questo momento così travagliato, che cosa stanno facendo?

Ce lo siamo chiesto noi adulti? Oppure, come sempre, abbiamo solo guardato sulla superficie delle cose, senza andare realmente a fondo?

Il diritto è di tutti

Non hanno dei diritti solo gli anziani, i cani, i bambini e i “lavoratori”, in realtà ne hanno anche questi ragazzi che in questo momento tacciono e raramente esprimono una propria opinione in merito a tutta la confusione mediatica che si è scatenata sui mass media e in rete.

Ci osservano, cercando di capire dove stiamo andando e cosa stiamo facendo noi, quelli che, in teoria, dovrebbero garantire loro un futuro. In modo silente passano il loro tempo organizzandosi in gruppi di studio, via chat, per riuscire ad affrontare la caotica tecnologia delle lezioni, le interrogazioni e, per quelli di quinta, una conclusione scolastica che li ha già bollati come quelli “del coronavirus”, ovvero come quelli che sicuramente passeranno (con merito o meno) a causa delle oggettive difficoltà organizzative e a causa del modo obsoleto con cui abbiamo affrontato il mondo didattico fino a oggi.

E molti di loro si lamentano di questo fatto, è diventato stretto quell’abito da pseudo fannulloni che abbiamo già cucito loro addosso, arrogandoci il diritto di pensare che questa generazione di maturandi uscirà da scuola senza troppa fatica.

Voci che noi non sentiamo

Eppure fra di loro ne parlano, su Instagram, all’interno delle varie chat che si creano nelle piattaforme dei videogiochi, come la playstation, tanto che altro possono fare? Quindi non vivono su un altro pianeta in cui tutto va bene e non esistono emergenze di alcun tipo. Loro ci sono, sono informati su tutto quello che noi adulti diciamo e cerchiamo di “spacciare” per vero, ci osservano e si chiedono se siamo davvero così maturi come vorremmo far credere.

Tuttavia, alla fine, le loro voci restano racchiuse in quel silenzio che abbiamo creato noi, noi “grandi” che pensiamo di avere tutte le verità in tasca e che, ancora una volta, ci siamo scordati di loro.