Una volta sognavo

Una volta sognavo

C’è stato un tempo in cui ho sognato strascichi bianchi e gardenie in tinta. Un tempo in cui le favole avevano ancora la consistenza delle speranze. Un tempo in cui i principi erano ancora azzurri e quei loro maledetti ronzini brillavano candidi come la neve alla luce del sole.

C’è stato un tempo in cui ho sognato di poter gettare il passato alle spalle, rinchiuderlo in un cassetto, o seppellirlo sul fondo di un armadio.

Un tempo in cui, guardando avanti, gli ostacoli erano visibili e ben delineati e non vi erano strani e inquietanti ninja, acquattati dietro a fitte fronde di alberi sui bordi, a nascondere i fossi.

C’è stato un tempo in cui le lancette dell’orologio servivano solo per indicare l’ora e non il futuro traditore che fugge insieme alle speranze, rese puttane da circostanze poco fortuite.

C’è stato un tempo in cui avrei detto di me altre cose, in cui mi sarei descritta con altri toni, con altre pennellate e colori più tenui, quasi pastello, molto più chiari, dipingendo un quadro quasi idilliaco e perfetto, immerso nella bucolica farsa di uno spot del Mulino Bianco.

Quel tempo è finito e “c’era una volta” la principessa buona, racchiusa nella sua torre con a guardia il drago malvagio e salvata dal principe azzurro, è diventata la menzogna del secolo.

Lei si è rivelata essere la prostituta che chiunque potrebbe avere con pochi denari; il drago, in realtà, è in via di estinzione, viene tutelato dal WWF e gli ultimi esemplari languono dietro alle sbarre di qualche zoo; e il principe è stato condannato in contumacia ed è latitante, per essere scappato con la cassa del Mezzogiorno e l’ultima volta che se n’è avuta notizia, lo hanno visto su una spiaggia domenicana, mentre beveva batida de coco con rum invecchiato, in compagnia di mulatte da quattro soldi, pronte a soddisfare ogni sua voglia.

Riaprire gli occhi sulla realtà, uscendo a fatica dal sogno, in verità diventa la salvezza dell’anima, soprattutto dopo che il sogno si è trasformato in un incubo e promette di divenire anche peggio.

E se chiudo gli occhi, pensando al mio sogno… ciò che mi passa per la mente è fortemente censurabile e soprattutto considerato blasfemo.
Non sogno più.

Vivo la mia realtà guardando avanti, tralasciando qualsiasi tentazione onirica. La sostanza è in ciò che posso toccare, vedere e sentire, tutto il resto è solo illusione… e per quanto si possano prendere tutte le precauzioni del caso, l’illusione può anche uccidere. E lo fa partendo proprio dai sogni, mandandoli a sbattere contro il muro a velocità supersonica, polverizzandoli con un urto tale da rendere i crash test del tutto inutili.
Indosso la mia corazza, lucidata per l’occasione e mi preparo, il tempo dei sogni è finito.

Ora si va in battaglia.

© 2015 di Irma Panova Maino

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