Voglio andare all’inferno: incipit

Prologo

Kam aveva lavorato molto per guadagnarsi il diritto di varcare le porte dell’inferno, una volta morto.

Aveva sudato le proverbiali sette camicie pur di riuscire ad aggiudicarsi un biglietto di sola andata per un luogo, giudicato da molti adatto solo per sopportare la dannazione perpetua e le pene inflitte per l’eternità.

Tuttavia, Kam all’inferno era già stato e sapeva bene quale posto seducente potesse essere. Quali meraviglie potesse mettere a disposizione, quali e quante opportunità offrisse. Le descrizioni umane non rendevano giustizia al regno dei demoni né, tanto meno, ne rappresentavano la realtà.

La verità era che se il genere umano fosse stato in grado di capire quanto spettacolare fosse quel posto, nessuno si sarebbe dato pena per conquistare il diritto di accedere al paradiso.

A Kam era stata data un’occasione unica e non era stato certo un caso se era finito all’inferno. Quindi, non avendo avuto modo di vedere i piani alti, ciò che aveva verificato personalmente di quelli bassi era stato più che sufficiente per fargli intuire l’ammasso di menzogne che erano state propinate ai suoi simili. Tentare di redimere e convincere le persone dell’esistenza di una punizione divina ed eterna, a quel punto, assumeva un significato totalmente nuovo.

Che cosa ne sarebbe stato della bontà d’animo, dell’altruismo e del pentimento, se non vi fosse stata la prospettiva di una condanna imperitura? Le persone avrebbero realmente faticato così tanto per non incappare nel biasimo divino? In quanti si sarebbero dati ai crimini più efferati se solo avessero saputo che, una volta trapassati a miglior vita, non vi era il fuoco eterno ad attenderli bensì la gioia, il piacere e il lusso più sfrenato?

Un premio, altro che condanna! E Kam aveva avuto la fortuna di constatare proprio questa verità, di rendersi conto anzitempo degli sforzi inutili che stava compiendo per riuscire a tenere a bada la propria natura depravata e profondamente deviata.

Fin da bambino gli era stata inculcata un’educazione religiosa estrema e inclemente. Fin dalla più tenera età, quando a malapena si reggeva sulle proprie gambe, aveva ricevuto un indottrinamento pressante e costante in merito a cosa fosse giusto e sbagliato. Persino il suo nome era stato tratto dalla Bibbia e quel figlio di Noè era anche stato l’unico maledetto dal padre. Dunque, persino il destino aveva posto il proprio sigillo, conferendo alla sua vita un andamento che forse avrebbe potuto essere differente con un nome diverso.

Perciò Kam era cresciuto con un salmodiare continuo nelle orecchie su quelli che erano i suoi doveri nei confronti dei propri simili e su come le anime buone e candide finissero in paradiso, mentre i bambini cattivi fossero destinati all’inferno e maledetti per l’eternità, con tutta la loro progenie.

Col passare del tempo si era oltretutto reso conto che, nella maggior parte delle religioni, esisteva una forma di giustizia divina che imbrigliava l’essere umano in un mondo di regole, restrizioni e punizioni, e i premi erano per lo più aleatori e illusori. Ricompense destinate a essere godute solo quando il corpo non era più in grado di bearsene.

E a chi importava l’amore di un Dio, le attenzioni di settantadue vergini o la beatitudine dell’anima, quando un essere umano, nella propria misera vita mortale, era stato costretto a subire le angherie e le privazioni di una civiltà impietosa ed esigente?

Non che Kam avesse problemi economici o fosse nato e cresciuto in una situazione misera e disagevole; al contrario, era stato persino fortunato a essere venuto al mondo in una famiglia agiata, in grado di procurargli tutto il benessere necessario per sopravvivere in una società consumistica.

Una famiglia benestante ma profondamente religiosa, in cui i segreti e i peccati erano strenuamente custoditi all’interno delle mura domestiche. Di conseguenza, nessuno era al corrente del fatto che sia lui sia la sorella avessero subito severe punizioni corporali da parte di un padre/padrone estremamente deviato nel suo concetto di correzioni fisiche.

Persino da adulto i segni delle frustate erano rimasti impressi nella sua carne. Anche dopo che il padre non era stato più in grado di toccarlo, dopo morto. Kam aveva riportato, crescendo, tutte le problematiche di un carattere psicotico, profondamente disturbato, in cui la realtà si confondeva spesso e volentieri con il desiderio di rivalsa e vendetta nei confronti di chiunque ostacolasse il suo cammino. Per lui gli affetti si traducevano con la violenza ed era un percorso del tutto naturale, nella sua logica contorta.

I primi segnali li ebbe da adolescente, in quella fase della propria vita in cui gli ormoni esplodono in un corpo acerbo, portandolo nel giro di pochi mesi a superare in altezza il suo aguzzino, diventando più grosso e più forte.

Da quel momento il passo verso la presa di potere era stato breve. Se l’era conquistato in un mattino di primavera inoltrata quando, stanco dell’ennesima sessione di cinghiate, si rivoltò contro il proprio aggressore, facendogli assaggiare la stessa medicina e gli stessi metodi correzionali.

Aveva calcato decisamente troppo la mano, restituendo al genitore quanto gli era stato dato in diciassette anni di vita, purtroppo tutto in una volta. Purtroppo… a seconda dei punti di vista. Dal suo, sicuramente, non lo era stato abbastanza.

Con il senno di poi, e con le tecniche raffinate che aveva acquisito nel tempo, avrebbe potuto far durare quella punizione diversi giorni, abbastanza da potersi ritenere finalmente soddisfatto.

Tuttavia, l’impeto giovanile gli aveva inibito la possibilità di potersi godere fino in fondo il potere appena conquistato: il padre era spirato fin troppo presto, troppo velocemente per rendersi appieno conto che il momento di tirare le somme era appena giunto a reclamarlo.

Kam non aveva provato rimorso, né allora né in seguito. Mai. Per nessuna delle sue vittime. Quel primo assaggio di onnipotenza gli aveva aperto un mondo di cui aveva ignorato l’esistenza fino a quel momento. O meglio…

Non ne aveva del tutto ignorato l’esistenza, ma non si era mai reso conto di quanto potesse essere inebriante la sensazione di essere il reale padrone di un’altra vita, di un altro essere vivente. Avere per le mani il filo concreto del respiro di un altro e sapere di essere l’unico in grado di decidere quando toglierlo, lo aveva reso folle dalla gioia.

L’attimo in cui aveva reciso quel filo a suo padre, chiudendone gli occhi per sempre, era stato quanto di più esaltante gli fosse accaduto in tutta la sua giovane vita, al punto di procurargli uno stato di euforia che lo aveva condotto direttamente a un orgasmo galattico.

Nessuna masturbazione o palpeggiamento da parte di altre adolescenti compiacenti aveva prodotto un simile effetto sulla sua libido.

La Morte sì. La Morte, in quel preciso attimo, era diventata la sua amante preferita, la concubina disponibile e lasciva con la quale intrattenersi in ogni genere di pratica. Silenziosa e letale, non lo disturbava con richieste inutili né con chiacchiericci fastidiosi né con rimproveri insopportabili.

La Morte lo amava e lui amava lei, in ogni sua forma. Lei lo aveva reclamato a sé, arrivando a coccolarlo e proteggerlo così come nessun altro aveva mai fatto, al punto da portare sua madre a un collasso prematuro e sua sorella al suicidio, garantendogli in questo modo il silenzio delle due uniche testimoni del suo primo delitto.

Rimasto orfano e solo, si era finalmente goduto la propria libertà, felice di potersi organizzare la vita nel migliore dei modi. Ciò che lo aveva comunque frenato, impedendogli di poter arrivare a quegli eccessi che la sua anima deviata richiedeva, era stata proprio la giustizia divina.

Non tanto quella degli uomini, giudicata da lui inefficace e inadatta a riuscire a porre un freno alle sue aspirazioni, ma la condanna di una dannazione eterna, di un giudizio post mortem che sarebbe sopraggiunto in un momento in cui non avrebbe più potuto fare nulla per impedirlo. Questo lo aveva frustrato oltre ogni dire. L’educazione gli era stata imposta suo malgrado e lui non era riuscito a raggirare la propria coscienza che gli aveva impedito, sostanzialmente, di potersi esprimere fino in fondo.

Fino al momento in cui la verità aveva rischiarato la sua coscienza, dandogli modo di capire quale fosse esattamente la realtà, lui si era dovuto comunque limitare, cercando di mantenere a livello di fantasie incompiute i suoi reali desideri.

Tuttavia, la Morte gli era venuta nuovamente in aiuto. Impietosita, lo aveva condotto per mano verso quel luogo in cui sarebbe andato a finire una volta conclusa la sua vita terrena. Accadde, appunto, ciò che lui battezzò la grande rivelazione.

Voglio andare all’inferno: La trama

Tirare alla stessa fune non significa nulla;
lo fanno anche il boia e l’impiccato.

Helmut Qualtinger

Cosa c’è nella testa di un serial killer? Per il giovane Kam essere un mostro è la “normalità”. Non può fare altro che seguire la propria indole, dapprima torturando e uccidendo animali, poi passando ad uccidere gli esseri umani. Soltanto così, dando la morte attraverso il dolore, un serial killer riesce a godere.

Un grave incidente, che lo riduce in fin di vita, offre il destro alla Morte per fargli dare un’occhiata all’inferno: Kam è sorpreso dall’aspetto bucolico del paesaggio, dalla vita che si può condurre nell’aldilà, continuando a fare ciò che procurava piacere durante la vita.

Per lungo tempo, Kam continua a vivere e ad essere un serial killer, senza mai venire scoperto, soddisfatto per la sofferenza che riesce a procurare alle sue vittime. Quando, un giorno, muore davvero, si ritroverà all’inferno, che è veramente il luogo ameno che in passato gli ha mostrato la Morte, e qui potrà continuare a seguire le proprie pulsioni.

Ma allora, non c’è una punizione per chi ha fatto delle scelte così terribili come quelle del protagonista? In che cosa consiste davvero l’inferno? Kam lo scoprirà ben presto…

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Voglio andare all’inferno, in arrivo il nuovo libro

Voglio andare all’inferno, in arrivo il nuovo libro

Voglio andare all'infernoVoglio andare all’inferno è il titolo del nuovo libro che sarà presto disponibile online in tutti gli store (in formato cartaceo e digitale) e in molte librerie su ordinazione.

Il genere? Un noir un po’ horror, oppure un horror un po’ noir, in ogni caso la storia è ambientata in un luogo al di fuori del mondo reale… e il titolo già fornisce un indizio concreto.

Il protagonista? Un serial killer, un assassino privo di scrupoli, di rimorsi e di qualsiasi freno inibitore. L’unico suo problema, all’inizio, è il timore della punizione divina.

La trama? Anche quest’ultima si può dedurre dal titolo, anche se… non bisogna mai fermarsi alle apparenze, lo scoprirà Kam, il protagonista, e se ne renderà presto conto anche il lettore.

Altri protagonisti? Ah sì, certo, le vittime iniziali, un demone mutaforma e, naturalmente, la morte. Beh non poteva di certo mancare, no?

Altro? Non vi basta già questa premessa? No? Va bene, in fondo all’articolo vi inserisco uno stralcio.

Detto questo vi posso solo dire che mi sono divertita molto nel comporre una trama cercando di immedesimarmi in un personaggio che non poteva e non doveva sembrare simpatico, accattivante e alla mano. Tuttavia, credo che alla fine si potrà ben comprendere il suo percorso e la degna conclusione.

Vi ho già incuriositi? No? Peccato… l’inferno è proprio dietro a una porta chiusa e chissà come sarà realmente.

Tirare alla stessa fune non significa nulla;

lo fanno anche il boia e l’impiccato.

Helmut Qualtinger

La Morte, in quel preciso attimo, era diventata la sua amante preferita, la concubina disponibile e lasciva con la quale intrattenersi in ogni genere di pratica. Silenziosa e letale, non lo disturbava con richieste inutili né con chiacchiericci fastidiosi né, tanto meno, con rimproveri insopportabili.

La Morte lo amava e lui amava lei, in ogni sua forma.

Lei lo aveva reclamato a sé, arrivando a coccolarlo e proteggerlo così come nessun altro aveva mai fatto, al punto da portare sua madre a un collasso prematuro e sua sorella al suicidio, garantendogli in questo modo il silenzio delle due uniche testimoni del suo primo delitto.

Rimasto orfano e solo, si era finalmente goduto la propria libertà, felice di potersi organizzare la vita nel migliore dei modi. Ciò che lo aveva comunque frenato, impedendogli di poter arrivare a quegli eccessi che la sua anima deviata richiedeva, era stata proprio la giustizia divina.

Non tanto quella degli uomini, giudicata da lui inefficace e inadatta a riuscire a porre un freno alle sue aspirazioni, ma la condanna di una dannazione eterna, di un giudizio post mortem che sarebbe sopraggiunto in un momento in cui non avrebbe più potuto fare nulla per impedirlo.

Questo lo aveva frustrato oltre ogni dire.

L’educazione atavica gli era stata imposta suo malgrado e lui non era riuscito a raggirare la propria coscienza che gli aveva impedito, sostanzialmente, di potersi esprimere fino in fondo.

Fino al momento in cui la verità aveva rischiarato la sua coscienza, dandogli modo di capire quale fosse esattamente la realtà, lui si era dovuto comunque limitare, cercando di mantenere a livello di fantasie incompiute i suoi reali desideri.

Tuttavia, la Morte gli era venuta nuovamente in aiuto. Impietosita, lo aveva condotto per mano verso quel luogo in cui sarebbe andato a finire una volta conclusa la sua vita terrena.

Accadde, appunto, ciò che lui battezzò la grande rivelazione.

La recensione alla Resa di Oliviero Angelo Fuina

La recensione alla Resa di Oliviero Angelo Fuina

 

Premetto che è il primo libro che leggo di questa brava autrice pur avendo già apprezzato in altri contesti la maestria della sua penna, e il piacere di tuffarmi in un noir incalzante e crudo è stato davvero intenso, come il dipanarsi appunto della trama de “La resa degli innocenti”.

La sinossi è certo nota: Barbara è una donna già segnata duramente dalla vita dalla morte tragica di suo marito in un incidente stradale. Supera gioco forza lo strazio quando scopre subito dopo di aspettare un figlio. È proprio suo figlio Marco a darle la forza di superare il dolore di quella morte e aggrapparsi alla vita, riversando, e dedicando, la propria per dodici anni a crescere il frutto di quell’amore terrenamente reciso.

Ma un dramma ancora più immenso l’aspetta per infierire quasi mortalmente sulla sua psiche: il figlio dodicenne scompare e di lui non si ha più traccia. A nulla valgono indagini e ricerche.
A cosa si può aggrappare una madre di fronte a questo immenso dolore? Alla speranza di saperlo ancora vivo, anche se la ricerca della verità trova sbocchi da incubo nel mondo sommerso della pedofilia. Dopo un periodo di depressione Barbara si trasforma in una giustiziera imboccando a ritroso le oscure strade di questo immondo mondo sommerso.

Molte sono le emozioni che stringono la gola al lettore nel dipanarsi di questa tragica storia.
Dall’angoscia che empaticamente, grazie all’indubbio talento della Panova Maino, si trasmette da Barbara al lettore quando in un tranquillo e banale pomeriggio Marco non rientra a casa. Paura, terrore, speranza, impotenza e angoscia si riversano a fiotti dalla madre che intuisce, presagisce, ancora spera e si dilania nell’impotente attesa rimbalzando tra telefonate drammatiche e terrore impotente. Le ricerche non danno alcun risultato e il mistero sulla sorte di Marco è totale come totale è la prostrazione di questa donna alla quale la vita sferra l’ennesimo e finale colpo distruttivo.

Nemmeno il tempo di metabolizzare questa tangibile e reale angoscia che l’autrice salta improvvisamente in avanti nel tempo di cinque anni.
Cosa può tenere ancora in vita una madre che ha perso letteralmente suo figlio? La sete inappagante di verità e il primordiale desiderio di giustizia. Di una giustizia feroce e determinata a perseguire chiunque, in base a sue personali ricerche affrontate a discapito della sua stessa dignità di essere umano, possa in qualche modo appartenere a questo inferno sommerso che gioca con la vita degli innocenti per depravati piaceri ingiustificabili.

Barbara rinuncia a se stessa a partire dal suo stesso nome. “Quella” Barbara non esiste più, diventando dapprima Barbarian e poi semplicemente Rian.
Il registro narrativo cambia di pari passo con la trasformazione di lei e il lettore si ritrova ora a pensare ed agire come la più spietata delle nemesi e l’orrore per l’efferatezza delle uccisioni di chi si è macchiato di aberrante pedofilia si alterna col piacere di eliminare dalla faccia della terra persone ignobili. Il tutto attraverso la mente drammaticamente lucida di Rian. L’empatia è totale.

Quando sembra che Rian si stia avvicinando a conoscere la sorte di Marco ecco apparire al suo fianco un uomo misterioso, un assassino che la affianca con spiazzante dolcezza e che di lei sembra conoscere e comprendere tutto, pur se Rian stessa non riesce a inquadrarlo davvero e a capirne la sua reale essenza. Il lettore può solo cercare di intuirne il ruolo in supposizioni quasi oniriche e metafisiche.
Irma Panova Maino mi si dice che si avvale sempre di figure fantasy nei suoi romanzi e anche in questo non ha potuto esimersi. Per nostro godimento letterario.

Cosa può dar pace a una madre che sta perdendo sempre più la speranza di riabbracciare il proprio figlio e che per questa ricerca di verità si è trasformata lei stessa in una spietata e fredda assassina?
Conoscere infine la sorte reale del figlio.

Tutto questo suo viaggio sembra portarla ad avere finalmente una risposta per abbandonarsi infine alla pace reale e definitiva, l’unica che può ormai ambire.
Nel finale intenso e drammatico al lettore quasi manca l’aria e pur trovando alcune risposte, altre domande rimarranno sospese tra ipotesi e supposizioni e anche quando l’ultima pagina sarà letta non sarà assolutamente facile accantonare nel dimenticatoio questo suggestivo e catartico romanzo.

Un romanzo, questo, da leggere assolutamente! Per quello che mi riguarda sarà mio piacere e dovere leggere anche gli altri romanzi di questa brava e suggestiva autrice. Chapeau, Irma Panova Maino!

Oggi parliamo con… Irma Panova Maino

gialloecucina

Intervista a cura di Alessandro Noseda.

Buongiorno e grazie per l’accoglienza. Ci racconti di te? Chi sei e perché leggi e scrivi?

Buongiorno, partiamo subito con una domanda difficile, eh? Sono nata a Praga nel 1964 e sono arrivata in Italia a due anni, quindi si può dire che sono italiana a tutti gli effetti. Leggo da tempo immemorabile, da quando ho iniziato a comprendere che dietro alle parole esisteva un universo da scoprire. Adoro i libri e da quando ho scoperto il mondo degli autori esordienti ed emergenti praticamente leggo solo quelli. In molti pensano che l’essere uno scrittore esordiente o emergente significhi solo aver pubblicato qualcosa di illeggibile, in realtà non è affatto così. Molte nuove leve hanno davvero qualcosa da dire, una loro visione della vita, dei fatti, dei sentimenti. Soprattutto hanno degli stili veri, attuali, genuini, ben diversi dai classici (che tra l’altro amo molto) ai quali siamo abituati. Non si può fare alcun confronto fra un autore odierno e, per esempio, un Moravia o un Dostoevskij. L’autore contemporaneo scrive del proprio tempo e per il proprio tempo, utilizzando anche un linguaggio adatto alla quotidianità e alla società in cui vive. Continue reading “Oggi parliamo con… Irma Panova Maino”

Scintilla vitale- Irma Panova Maino

Diana Mistera: Scintilla vitale- Irma Panova Maino

Scintilla Vitale con Logo e titolo2

di Diana Mistera

Irma Panova Maino nasce a Praga nel 1964. La magia di questa città sicuramente è stata un campo fertile nella sua creatività di scrittrice, e questa magia io l’ho sentita leggendo il suo primo romanzo Scintilla Vitale; il primo libro che va a comporre la serie di tre dal titolo: Cronache dal mondo parallelo.
Il genere è Paranormal Romance, genere che io amo in modo particolare.
La storia vede protagonisti 3 personaggi, un vampiro: Reese, un licantropo: Devlin, ed un’umana: Carrie.
La storia l’ho trovata molto originale, Carrie è una prostituta, malata terminale di AIDS, che è stata assunta da Reese per aiutarlo nella cattura di un pericoloso licantropo di nome Lukas, ma per fare questo, Carrie ha bisogno di una preparazione che solo Dev può dargli. Continue reading “Scintilla vitale- Irma Panova Maino”

Recensione “La resa degli innocenti” di Irma Panova Maino

Dal blog Armonia: recensione “La resa degli innocenti” di Irma Panova Maino

 

La resa degli innocenti coverdi GIULIANA GUZZON

Irma Panova Maino ci presenta un romanzo che va a braccetto tra il drammatico e l’anticamera dell’hard boiler o pulp; una perfetta trama a orologeria, a incastri senza fiato.
Ci rivela una storia che si compone sotto i nostri occhi, sin dalle prime righe, carica di sinistri presagi che si addensano in un potente crescendo di tensione, nella progressiva ricostruzione della vicenda.
La scrittrice Irma Panova Maino utilizza una lingua e uno stile che a me piace molto.
I suoi romanzi li posso “vedere” con l’anima e il desiderio dei loro protagonisti, ma in questo caso, in cui il racconto si discosta completamente dal genere a cui ero abituata, mi ha veramente spiazzata dalla sedia. Continue reading “Recensione “La resa degli innocenti” di Irma Panova Maino”

Sale La resa degli innocenti

La resa degli innocenti scala la classifica Amazon.

sale la resa

Decisamente novembre, per me, è un mese alquanto significativo. Per chi non lo sapesse, ho pubblicato il mio primo libro proprio un 22 di novembre. Dunque, ancora una volta, questo mese mi porta fortuna, dando un nuovo sprint a La resa degli innocenti, che si piazza al 10° posto della classifica di Amazon, nella categoria ebook Kindle, Fantascienza, Horror e Fantasy > Horror, al 22° posto nella classifica dei libri, sempre nella stessa categoria ed è arrivata nuovamente nella top 100 della Narrativa contemporanea. Un ottimo risultato dal momento che, come in molti sanno, ho davvero poco tempo per dedicarmi alla promozione dei miei libri e a far conoscere al pubblico quanto scrivo. Inoltre, in vista della prossima presentazione al Castello Sforzesco di Milano, che si terrà il 16 novembre (ma ne parleremo ancora in questi giorni), questo risultato non può che darmi la giusta base per affrontare un pubblico di un certo rilievo, in una cornice, come quella di BOOKCITY MILANO, decisamente importante.

Scheda libro

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La Resa su Letture al contrario

Scheda e recensione per Letture al contrario.

La resa degli innocenti Irma Panova Maino

Titolo:  La resa degli innocenti
Autrice: Irma Panova Maino
Serie: Romanzo autoconclusivo
Casa Editrice: Edizioni Esordienti E-book
Data di Pubblicazione: 1 Marzo 2014
Costo edizione cartacea:14.00 €
Costo ebook: 3.99€


“La resa degli innocenti” è l’ultimo lavoro della scrittrice praghese Irma Panova Maino pubblicato quest’anno dalla Casa Editrice Edizioni Esordienti E-book.
La vicenda narrata in questo romanzo si svolge nel presente contemporaneo, in un arco temporale di più di cinque anni, tutto  ciò l’autrice lo lascia molto alla logica deduzione del lettore,  limitandosi a disseminare qualche indizio durante la narrazione stessa, ciò potrebbe sembrare fuorviante, invece,  porta chi legge a concentrarsi più sui fatti come se questi ultimi fossero senza tempo e perciò adattabili a ogni epoca. I fatti  si svolgono in Italia, tra le città di Milano e Roma delle quali, però, la Maino ci dipinge il lato oscuro.
A mano a mano che la storia prende corpo, incontriamo: Joe Masseri, un ragazzo che si vedrà stravolgere la propria vita, Barbara una madre segnata da un destino beffardo, Leonardo uomo misterioso e personaggio chiave, faremo poi la conoscenza di Emiliano, Ivan, Careggi, Moira, Claudia e Marco figlio di Barbara. Sia i primi tre, che possiamo certamente definire personaggi principali che gli altri possono dirsi degli individui ben caratterizzati tanto da riuscire a suscitare nel lettore l’emozione più forte di tutte: l’empatia.

Continua a leggere su: www.letturealcontrario.com

La mia radiointervista

La mia radiointervista a Irma Panova Maino, autrice de “La resa degli innocenti”

June 21, 2014 by giovannigarufibozza

Caro Visitatore,

La resa degli innocenti coveroggi ti presento l’intervista a Irma Panova Maino, autrice de La resa degli innocenti, un thriller, e di altri romanzi di stampo fantasy, che citeremo nell’intervista.

Irma è discretamente famosa tra gli autori emergenti, sia per i suoi libri, sia per il suo impegno nella promozione della letteratura e degli autori contemporanei, grazie al suo sito Il mondo dello scrittore tenuto grazie alla collaborazione con Andrea Leonelli, Elisabetta Bagli et all.

Ti faccio un esempio pratico. Ho partecipato all’ultima edizione della fiera del libro di Roma. Tra gli emergenti era un nome che circolava spesso, sia per i suoi libri sia per il suo contributo al difficile lavoro della promozione.

Ho poi riscontrato un pregio di Irma, che spero di confermare nella lettura de La resa degli innocenti.

La sua capacità di miscelare tematiche sociali con la fantasia, reale ed irreale, contemporaneità e illusione. Del resto, è nativa di Praga, quale altra città ispira questa posizione con la sua compresenza di esoterismo, fantasia e realtà?

continua a leggere su: La mia radiointervista a Irma Panova Maino, autrice de “La resa degli innocenti” | Il sito di Giovanni Garufi Bozza.

La Resa vista da Roberto Baldini

La resa degli innocenti – Irma Panova Maino, recensione

La resa degli innocenti coverAvete mai detto o pensato “Se toccano i miei figli, giuro che li uccido…”.

Penso che tutti, prima o poi, abbiamo fatto questo pensiero, addirittura chi non ha figli da difendere.

Barbara, purtroppo, è costretta ad affrontare questa terribile realtà: suo figlio è stato rapito e il non sapere che cosa ne sia stato di lui la sta dilaniando dentro, lentamente e inesorabilmente.

Barbara si sta lasciando morire dentro e fuori: il suo corpo l’abbandona giorno dopo giorno, pezzetto dopo pezzetto. Il suo cuore si è talmente rinsecchito da battere a stento, capisce che Barbara non ha più voglia di vivere, e Barbara muore.

Dalle sue ceneri rinascerà Rian, una donna sensuale e determinata che cercherà il criminale che ha rapito suo figlio. Un’odissea alla giovane Holden che la porterà in locali bui frequentati da gente che definire equivoca è un eufemismo.

Ritrovare il figlio le costerà tempo e sacrificio e, come Pollicino, Rian lascerà dietro sé una lunga scia. Le briciole, però, saranno colorate di rosso, il rosso del sangue malvagio che scorreva nelle vene delle sue vittime. Lei, carnefice dei carnefici, sarà aiutata da un uomo misterioso per riuscire a trovare

continua a leggere su: La resa degli innocenti – Irma Panova Maino, recensione.

Lo “smontatore” non mi ha smontata!

“La resa degli innocenti” di Irma Panova Maino. Recensione di Marcello Caruso

Fonte: EyeWaste
 “Barbara era stata la donna capace di lasciare un mucchietto di zucchero sul balcone, in modo che le formiche avessero da cibarsi fuori e non entrassero in casa. Tuttavia Barbara non c’era più”

E’ da quando si è bambini che si dice che i mostri non esistono ed è da adulti che si comprende che i mostri esistono davvero, ma non hanno corna o squame. E’ una verità risaputa, che a volte ci si aspetta e a volte arriva come un calcio nel petto. Ed è entrare in contatto con questa verità che ci distrugge.

Trafficando per il web e per i gruppi più per gioco che per altro, ho avuto tra le mani quest’opera. Inizialmente l’autrice stessa mi ha contattato dicendomi che “avrebbe voluto sapere come l’avrei smontata”. Ovviamente io non smonto mai niente gratuitamente, anche se potrei comunque tentarlo per gioco. Appena sono arrivato all’ultima pagina mi sono reso conto che forse solo per gioco avrei potuto farlo, e forse nemmeno.

Dall’inizio alla fine si ha una sensazione claustrofobica di quelle che può avere un eroe fantasy catapultato in una fossa piena di mostri, ma senza corna, squame o orecchie a punta. Come se l’autrice volesse proprio sbatterci in faccia di non cercare mostri in luoghi come Fantasia, la Terra di Mezzo oppure altre terre fantastiche. Perciò preparatevi, stiamo per buttarci ne… Continue reading “Lo “smontatore” non mi ha smontata!”